Pinocchio incontra Lucca Comics: il filo che unisce favola, fumetto e Toscana

Pinocchio cammina tra i vicoli, con il passo curioso di chi sta imparando il mondo per la prima volta. La sua ombra, affilata come una matita, si allunga sulle pietre antiche e pare voler disegnare una vignetta. Non è a Collodi, questa volta, ma a pochi chilometri, dove la città di Lucca si trasforma ogni anno in un grande fumetto vivente. Qui, tra stand e padiglioni, tra albi appena stampati, poster lucidi e matite che non smettono mai di sporcarsi le mani, Pinocchio trova una casa nuova. È la casa delle storie: quella in cui una fiaba nata in Toscana entra serenamente tra le nuvole dei balloon e nei riquadri delle tavole, e si accorge di parlare una lingua senza età.

Di fronte alle mura, i lettori in fila riconoscono il burattino prima ancora del suo nome. Qualcuno gli sorride: la bugia che allunga il naso qui non è una colpa, è una metafora che funziona benissimo sulla carta. I fumetti fanno proprio questo: prendono il vero, lo portano in scena con colori e tratteggi, aprono varchi dove la fantasia e la memoria si incontrano. Sono un invito alla lettura che non fa paura: parole e immagini si sostengono, rendono comprensibile il difficile, offrono tempo a chi ha bisogno di tempo. Nelle scuole, i professori li usano per parlare di scienza e diritti; nei musei diventano mostre; nelle famiglie sono un ponte tra generazioni. E poi c’è il lato che muove l’economia: editoria, animazione, cinema, videogiochi, stampa, merchandising. A Lucca si vede tutto, come in una splash page: la creatività non è solo passione, ma lavoro, studio, comunità.

Pinocchio, intanto, osserva i cosplayer e pensa che travestirsi è un po’ come essere un personaggio in cerca di storia: basta un gesto per cambiare prospettiva, un costume per prendere coraggio. Lui di trasformazioni se ne intende: nato come burattino, sogna l’umanità riga dopo riga. È per questo che i fumetti gli stanno bene addosso: ogni vignetta è una scelta, ogni inquadratura una tappa verso la crescita. Nelle graphic novel a lui dedicate, il mare è davvero grande e la balena è enorme, ma più grande ancora è il momento in cui decide di tornare, di farsi responsabile. Una riga d’inchiostro, una macchia di colore: a volte basta questo per capire che crescere significa imparare a riconoscere la verità, anche quando scotta.

In città l’aria vibra di presentazioni e firmacopie: gli autori stringono penne come fossero bacchette magiche, gli editori costruiscono ponti tra cataloghi e lettori, gli studenti delle scuole di fumetto ascoltano in punta di matita. C’è chi passa dal padiglione dei grandi marchi a quello degli indipendenti, perché le storie stanno bene ovunque: nel volume di tiratura importante come nello spillato autoprodotto con una cucitrice e tanta ostinazione. Pinocchio si lascia guidare dai cartelli: “Area Kids”, “Mostre”, “Incontri”. Ad ogni tappa capisce che Lucca Comics & Games è più di un evento: è una città che si allarga per abbracciare chiunque voglia raccontare.

Se ci pensi, la fiaba di Collodi anticipava già la transmedialità: la stessa storia capace di vivere su carta, a teatro, al cinema, nei parchi tematici e nei videogiochi. In fondo, quando un racconto è forte, apre strade. Oggi Pinocchio scorre sulle pagine illustrate per i più piccoli, rinasce in edizioni d’autore, diventa serie, cortometraggio, cameo inatteso. Non è nostalgia: è il presente che sceglie di dialogare con la tradizione, di prendere in prestito un simbolo e rimetterlo in movimento. La Toscana, tra Collodi e Lucca, mostra benissimo questa continuità: il territorio delle radici e quello delle nuove narrazioni, un unico tragitto segnato da matite, pennelli e tastiere.

E mentre il sole cala sulle mura, Pinocchio, che nel frattempo ha raccolto dediche e consigli, pensa a quanto sia bello imparare leggendo figure. “I fumetti sono per bambini” lo diceva qualcuno che non aveva mai guardato davvero una tavola. Perché il bello è che ti prendono per mano: se sei piccolo ti fanno crescere, se sei grande ti fanno ricordare, se sei confuso ti mostrano un percorso. Non promettono risposte facili, ma regalano codici per decifrare il mondo. Ed è questo che Lucca celebra ogni anno: la capacità delle storie di costruire comunità. Le famiglie con i passeggini che cercano l’angolo kids, gli adolescenti che si riconoscono nelle saghe, gli adulti che seguono i propri autori preferiti da una vita.

Alla fine della giornata, il burattino guarda la città diventare un fumetto notturno: balloon che si trasformano in lampioni, onomatopee che somigliano al brusio, vignette che sembrano le finestre accese. E capisce che il filo che unisce Collodi a Lucca non è solo geografico: è il filo della narrazione, teso tra tradizione e futuro. Domani tornerà a casa con qualche volume nello zaino e una lezione in più: le bugie hanno il naso lungo, ma le buone storie hanno gambe lunghissime. Camminano da secoli e non si stancano, perché ognuno di noi, prima o poi, ha bisogno di una tavola che lo faccia entrare nel mondo e di un finale che lo riporti, con più consapevolezza, a se stesso.